La seconda opera, consegnata a poche ore dall’apertura, è un racconto breve di Hachi (che quindi oltre ad essere la prima iscritta è anche la prima a consegnare).
Buona lettura

The night of the living dead: still

Silenzio.
Chiara aprì gli occhi e per un attimo non riuscì a capire dove fosse.
Soltanto poco dopo si rese conto di essere nella sua stanza, attorniata da collezioni inestimabili di giochi.
Quella stanza le parve sconosciuta, fuori posto: persino il letto dove si trovava era diverso da quel che si ricordava. O che credeva di ricordare.
Alzandosi dal letto e poggiando i piedi sul freddo pavimento, superò l’arco ad ogiva che permetteva l’accesso nella sua stanza. Nel suo mondo.
Uscita sul corridoio, un’aria fredda l’avvolse e la fece rabbrividire.
Una voce conosciuta ma flebile la chiamò mestamente, come se uscisse da un corpo martoriato e violato.
Percorrendo dapprima lentamente e poi più velocemente il corridoio in pietra fredda, Chiara si accorse che più si addentrava nel corridoio e più la corrente gelida si faceva più imperversa, quasi a volerla inglobare.
Assieme alla corrente gelida anche una fitta nebbia abbracciò la bella fanciulla dalla pelle candida e dai lunghi capelli scuri: una nebbia che non permetteva di vedere più in là del proprio naso, ma che a sua volta era fina e impalpabile.
“Chiara…” la voce si faceva via via sempre più forte, anche se non riusciva a capire di chi fosse.
Intanto il corridoio finiva in una scala, sempre in pietra, che scende al piano di sotto e dal quale sorgono dei lamenti molto flebili.
La voce provenì da lì.
Armatasi di coraggio, la fanciulla decise di scendere le scale e capire chi la stesse chiamando.
Scesa, si trovò di fronte ad una stanza pentagonale, con 5 diverse porte. Ogni porta presentava un simbolo, con una torcia accanto ad ogni porta.
Al centro si trovava una scanalatura a forma di pentacolo: dopo averci messo piede, immediatamente le porte si spalancarono, facendo uscire spettri e demoni di ogni genere.
Pronunciata una formula magica e creato un famiglio protettore, Chiara si mise a combattere contro ogni tipo di demoni: con teste piramidali, infermiere insanguinate, bambine sanguinarie… tutte con un solo fine: appropriarsi del demone umano, in modo da poter così regnare sul mondo terreno e portare l’inferno sulla terra.
Correndo su per le scale e tornando nella nebbia più fitta, Chiara non potè fare a meno di riconoscere la forza dei suoi nemici. Ma lei era più forte di chiunque altro, figlia di demoni e maestra nelle arti magiche, oltre che nel maneggiare armi di qualsiasi sorta.
Uscendo dalla casa nella notte più nera illuminata solo da una pallida luna piena e seguita dalla stuola di demoni, riuscì a portarli nella cripta di famiglia, dove uno scrigno aperto attendeva il ritorno dei suoi prigionieri.
Rinchiusasi nel mausoleo con gli spiriti, mise voce e conoscenza a tutte le formule per imprigionarli e renderli inoffensivi: soltanto così riuscì a trovare la propria pace e a proseguire a sua volta la tradizione di famiglia.
Restando dentro la cripta, non potè fare a meno di guardare l’enorme sarcofago in marmo nero, con i nomi scolpiti nel marmo con il platino.
“Mamma, papà… ce l’ho fatta un’altra volta” furono le sue uniche parole davanti alla tomba dei suoi genitori.
Uscendo ora nella notte stellata, si sentì più forte e sentì gli sguardi di approvazione e di fierezza dei suoi genitori.
La nebbia si era diradata. Per il momento.