Causa impegni di natura natalizia (acquisto regali ecc.) non mi sono dedicato granchè a Shattered Memories in questo fine settimana e ho giocato non più di un’ora di partita: il tempo di attraversare una location, fare nuovamente una nuova fuga nell’Otherworld e una nuova terapia con il dr. K.

Senza andare troppo in là, anticipo che il luogo è un posto alquanto familiare per i fan della serie. Posto che, come giusto che sia, è stato completamente rivisto e non è neanche tanto male.
Questo posto è tralaltro discretamente grande tanto che, per la prima volta, mi son visto costretto a usare la mappa del GPS. Non tanto perchè ci siano tante stanze da visitare (non arriviamo in ogni caso ai livelli di grandezza un Brookhaven Hospital di SH2 o a un Cedar Groove Sanitarium di SH Origins) ma perchè cmq questo posto presenta spazi aperti molto ampi che possono a primo impatto disorientare.
Ho notato con piacere inoltre che in questo luogo c’è più di una strada percorribile e questo rende il tragitto sicuramente più personale e meno “imposto” come invece poteva succedere in altri capitoli passati.
Gli enigmi confermo che, pur non essendo nulla di troppo complicato, sono molto carini e sfizioni. Uno in particolare mi ha portato ad esclamare il classico “aaaaaaah” tipico quando hai quel lampo di genio che ti fa capire la soluzione. Non stiamo sicuramente ai livelli dell’enigma del pianoforte (SH1) o quello di Shakespeare (SH3) in cui era necessaria una forte dose di logica però questi enigmi, mixato all’uso intelligente del Wiimote, rendono l’esperienza gradevole per tutte le fasce di giocatori.
Probabilmente la cosa perfetta che potevano fare era reintrodurre (come in SH2 e 3) un livello di difficoltà per gli enigmi (e perchè no regolato secondo il profilo psicologico) in modo tale da aggiungere nuova rigiocabilità al titolo ma direi che su questo aspetto ho poco da lamentarmi.

Riguardo l’Otherworld sento che pian piano comincio ad accettarlo non tanto per lo stile artistico o il senso di horror (che purtroppo confermo, almeno dal mio punto di vista, che non è esattamente come gli autori avevano prefissato) quanto come gameplay in quanto, indubbiamente, riesce a spezzare dalla lentezza e dalla “noia” presenti all’interno delle fasi esplorative che, riconfermo, sono molto piacevoli seppur lontane dal disturbo e dal raccapricciante stile dei capitoli passati (questo non per una lacuna del gioco ma per scelta stilistica precisa dei Climax. Un confronto troppo pesante con i capitoli passati sarebbe ingeneroso, soprattutto ora che c’è un gioco che si propone di reinventare una serie in ogni suo aspetto).
Tralaltro riconfermo quello che ho scritto nell’articolo di ieri: NON C’E’ SOLO ED ESCLUSIVAMENTE FUGA nell’Otherworld ma anche altro che, a qualche giocatore, potrebbe anche far smadonnare (sia in senso buono che cattivo, per me è stato in senso buono in quanto rendono questa parte di gioco molto più variegata il che è un bene).

Comincio piuttosto a nutrire dei dubbi sulla trama: la narrazione mi sembra molto simile a quella di SH3 e, complice anche la lingua inglese, sono riuscito a capire ben poco adesso. Ma questo è cmq tipico di un SH: tanti pezzi di un puzzle che poi, si spera, alla fine vengano ricollegati. E’ cmq uno degli aspetti più apprezzati da critica e pubblico quindi mi aspetto qualcosa di ottimo.

Concludo facendo un invito e spezzando una lancia a favore delle fasi di fuga: DIFFIDATE DI COLORO CHE DICONO CHE SONO FRUSTRANTI. Le recensioni che hanno detto questo avranno giocato al massimo 30 minuti al gioco oppure sono degli incapaci senza un briciolo di orientamento.
Qualsiasi hardcore gamer (ripeto: QUALSIASI) non troverebbe nessuna difficoltà in queste fasi: basta affinare bene il gesto da fare per liberarsi dai nemici e sapersi orientare (guardando magari il GPS quando non hai nemici intorno) e al 90% sarete in salvo.