Il Nintendo DS è una console particolarmente nota per le sue produzioni vivaci e colorate che hanno saputo attirare buona parte del pubblico (anche chi non è appassionato di videogames fino in fondo). In questo contesto gli sviluppatori americani Renegade Kid si sono distinti nel 2007 con una produzione dai canoni completamente differenti rilasciando un FPS dalle tinte survival horror capace di sfruttare sampienente le limitate capacità della console Nintendo fornendo al tempo stesso una delle più apprezzate (e rare) esperienze mature da portare ovunque.
Dementium: The Ward proponeva una formula che, a detta del team di sviluppo, fondeva la struttura tecnica di un Doom con le atmosfere e gli ambienti di un Silent Hill. Tuttavia, nonostante la buona accoglienza della critica, il titolo non è stato esente di difetti più o meno gravi: una longevità non esaltante, linearità e ripetitività degli ambienti eccessiva e un sistema di salvataggio (basato su checkpoint) decisamente non user-friendly.
3 anni dopo i Renegade Kid ci riprovano rilasciando il suo diretto sequel chiamato semplicemente Dementium II.  Saranno riusciti a correggere gli errori del primo episodio?

In Dementium II torniamo ad essere il personaggio visto nel primo episodio: William Redmoor che (come suggeriva il finale di The Ward) è passato alla cosiddetta “Fase 2” del suo trattamento. Secondo i primi documenti pare che William sia stato ricoverato con l’accusa di aver ucciso sua moglie e sua figlia. Saranno i vari indizi e files sparsi per il gioco che ci aiuteranno a chiarire al meglio la vicenda che, anticipo, affascinerà grazie a vari elementi interessanti (come le “cartoline” o i messaggi del misterioso antagonista).

Il videogioco si presenta con una facciata notevolmente restaurata e migliorata: il già buon motore di The Ward qui è stato ulteriormente migliorato fornendo un ambiente di gioco più grande e anche con più elementi su schermo (in The Ward, per quanto ben fatti, gli ambienti tendevano a ripetersi e riciclarsi) e che vi affascineranno non tanto per l’aspetto (di per sè non originale) ma per come il tutto venga eseguito a 60 FPS stabili.
Anche i comandi e il gameplay è stato migliorato: per chi non avesse giocato a The Ward, lo visuale è completamente sulla nostra mano puntando il pennino sul touch-screen verso la direzione desiderata. Un piccolo problema lo riserva l’uso della croce direzionale ma è più un difetto da affibbiare alla console che al gioco. L’uso della croce infatti (dura e rigida) si rivela scomodo soprattutto per quando si vuole usare la corsa (dove dobbiamo premere e tenere premuto il tasto per 2 volte di seguito). A parte questo, giocare a Dementium2 si rivela piacevole e non frustrante: prima di tutto, rispetto a The Ward, non esiste un sistema di checkpoint che invece è stato sostituito con un sistema di salvataggio classico in cui, ponendosi di fronte a degli specchi, possiamo salvare e al tempo stesso recuperare la salute; in secondo luogo, è stato eliminato il fastidioso fenomeno di “respawn” e che macchiava un pochino il primo episodio; infine in Dementium II avremo possibilità di poter tenere contemporaneamente sia la torcia sia un’arma da poter tenere con una mano (un coltello o un revolver nelle fasi iniziali).

Come The Ward anche Dementium II è suddiviso a capitoli dove dovremo dimostrare abilità sia fisica (liberandoci dei nemici) sia riflessiva con la presenza di sporadici enigmi. Alcuni di questi ultimi si basano sulla ricerca di un oggetto mentre altri si basano sulla lettura di documenti che (sia in maniera esplicita che implicita) possono aiutare il giocatore nella risoluzione.
E’ da considerare anche la presenza di alcune “prove” in cui William sarà proiettato in una sorta di Otherworld (termine noto tra i fan di Silent Hill) dove bisogna uccidere tutti i nemici per poter tornare alla realtà e continuare il suo viaggio. Grazie a queste prove il ritmo di gioco non è mai monotono e combattimenti/enigmi/esplorazione sono sempre alternati nella maniera giusta. Ovviamente William potrà curarsi con pillole e medekit e anche far uso di adrenalina per poter essere più veloce.
Rispetto a The Ward tuttavia abbiamo notato meno boss di fine livello. Questo ci è dispiaciuto abbastanza visto che erano un ottimo elemento che ben si sposava con il contesto di gioco.
C’è infine un’altra cosa che non ci ha convinto pienamente: seppur non lineare come The Ward, Dementium II soffre terribilmente di fenomeno di backtracking in cui, per poter proseguire, è necessario percorrere una location a volte anche per 3 volte rendendo l’ambiente meno ampio di quanto poteva essere.

Infine il difetto peggiore di The Ward non è stato corretto: Dementium 2 è terminabile in 5 ore e anche meno per i giocatori più abili. Può far piacere la presenza di una modalità survival (sbloccabile quando si finiscono gli episodi) in cui saremo all’interno di arene dove dovremo sconfiggere ondate di nemici in difficoltà crescente. Tuttavia non è un elemento che garantisce rigiocabilità.
Anche il sonoro non è perfetto: le composizioni, seppur di buona fattura,  sono state in parte riciclate da The Ward e l’effetto sonoro che si sente quando affrontiamo dei nemici anzichè recare tensione può finire per infastidire il giocatore. Si poteva fare di più insomma.

In conclusione, Demenetium II riesce nell’intento di migliorare quanto di buono già visto nel suo predecessore ma continua a latitare su alcuni fattori (longevità in primis) e presentando un backtracking a volte esagerato e impiegato nel tentativo vano di rendere l’esperienza più longeva.

+ Atmosfera terrificante
+ Comandi quasi perfetti
+ Piccoli difetti di The Ward corretti

– Longevità ancora scarsa
– Backtracking