Dopo il discreto (e quasi inaspettato) successo del primo episodio, Capcom ripropone quella che è ormai diventata una serie “sorella” alla ben più nota saga degli zombi della casa giapponese.

La recensione dopo il break.

Stiamo parlando Dead Rising che, in esclusiva per i giocatori Microsoft al vantaggioso prezzo di 400 MP, viene proposto sotto forma di “antipasto” nell’attesa dell’arrivo del sequel.

Dead Rising: Case Zero si può considerare a tutti gli effetti una sorta di Dead Rising 1.5 in quanto fa da vero e proprio “ponte” tra i due capitoli oltre ad essere una sorta di “demo ampliata” di DR2 (nonostante gli eventi di Case Zero ne faranno da prequel). Questa volta saremo Chuck Green, uno stuntman professionista in fuga con sua figlia. La bambina, di nome Katey, è a metà tra la vita e la morte in quanto infetta. L’unica speranza per Chuck è lo Zombrex, una medicina capace di inibire per un breve lasso di tempo il processo di zombificazione. La medicina è purtroppo rara e costosa e Chuck dovrà faticare parecchio per il bene della piccola. I due, a causa di un imprevisto, resteranno bloccati temporaneamente sulla cittadina di Still Creek prima dell’arrivo a Fortune City (la città dove si svolgerà Dead Rising 2).

Saremo così catapultato nuovamente nell’orda di migliaia di zombi pronti a farci la pelle. Non c’è molto da aggiungere: è Dead Rising in tutto il suo splendore e i fan troveranno questo piccolo prodotto molto gradito.

Le funzionalità di gioco infatti sono già infatti molto ben esposte e presentate: armi e oggetti disponibili a iosa e altrettanti zombi modellati in maniera varia e presenti in quantità notevole. E non mancano le novità rispetto al capitolo precedente: il sistema di salvataggio è stato migliorato e adesso è possibile salvare non solo tra un evento e l’altro ma anche entrando nei bagni. Possiamo prendere oggetti e modellarli per creare armi ancora più distruttive. Come il prequel, stiamo parlando di un gioco che fornisce ampia fantasia distruttiva al giocatore permettendogli di comportarsi come meglio crede: possiamo usare armi da fuoco, mazze, pale, panchine di legno, cassette della posta e persino piatti, pentole, carte da gioco e quant’altro.

Graficamente, il gioco se la cava discretamente in quanto l’ambientazione di gioco è vasta quanto basta. Peccato soltanto per i frequenti caricamenti tra le varie zone e la presenza del fastidioso fenomeno di pop-up delle texture. Il comparto audio è senza infamia nè lode.

Essendo un arcade di XBox Live,  il gioco ha una durata piuttosto limitata ma è importante segnalare non solo il fatto che è possibile rigiocare adottando approcci differenti ma anche che i progressi (livello PPI, sviluppo combo e quant’altro) saranno importabili in Dead Rising 2.

Case Zero è insomma un acquisto obbligato per chi si è appassionato al primo Dead Rising e in più si rivela un gustoso banco di prova per coloro che non si sono mai avvicinati a questo titolo. Tutto offerto a un prezzo più che onesto.