Orrore e dramma quasi sempre di pari passo e il genere dell’interactive drama ha posto importanti basi al fine di rendere il videogioco non solo come strumento di intrattenimento ma anche come un vero e proprio entertainment in cui è lo spettatore ha decidere le sorti dei protagonisti.
Il discusso e controverso Heavy Rain fa parte di questo interessante filone che intende a portare il videogioco verso altri orizzonti più vicini a una esperienza cinematografica.
Heavy Rain racconta del dramma di un padre che deve mettersi alla prova per salvare il figlio rapito da un pericoloso serial killer, un dramma che non prevede Game Over: le nostre scelte saranno inappellabili e porteranno alle inevitabili conseguenze che potrebbero portare sia alla salvezza del bambino sia alla sua tragica fine.
Dramma, tristezza, malinconia ma anche thriller, azione e mistero. In Heavy Rain non c’è spazio per il divertimento e quel senso di “gioia ludica” che è stato (ed è tuttora) il “core” presente fin dalla pubblicazione di Pong. E’ anche questo uno dei punti che lo hanno reso un titolo non propriamente amato dalla community videoludica: in Heavy Rain non è essenziale il gameplay nè superare particolari sfide impegnative. Probabilmente per la prima volta in assoluto nella storia dei videogames, lo sviluppatore (nella fattispecie coadiuvati dall’autore David Cage) ha voluto fornire una esperienza di gioco che sappia essere prevalentemente passiva ponendo così allo spettatore/giocatore la “sola” facoltà di effettuare scelte più o meno determinati. In poche parole, lo scopo del gioco è puramente assistere e ammirare tuttociò che le nostre scelte (le quali a volte ci porteranno a mettere in discussione la nostra moralità e i nostri valori) avranno definito. Niente sfide, niente fronzoli, niente game over: solo storia.
David Cage diceva che chi avesse acquistato Heavy Rain avrebbe non solo acquistato un videogioco ma avrebbe compiuto un autentico atto politico al fine di sponsorizzare una tipologia di gioco unica e singolare.
Probabilmente non siamo ancora arrivato ad un punto in cui cinema e videogames si incontrino in quanto parliamo comunque di due forme di intrattenimento fin troppo distinte e diverse (la prima è una esperienza completamente passiva dalla durata breve mentre la seconda è una esperienza attiva e più duratura) ma con Heavy Rain si è senza dubbio giunti a un ulteriore step evolutivo dell’entertainment videoludico; questo sempre considerando come i fruitori di esperienza dovrebbero allo stesso tempo mantenere la propria natura al fine di non perdere l’identità stessa (e con essa le capacità artistiche degli autori).