Soprattutto nella generazione corrente non è una novità ormai come certi titoli vogliano assumere l’aspetto più simile a opere cinematografiche fornendo attori virtuali convincenti e carismatici quasi quanto attori in carne e ossa.
Eppure anche nella prima metà degli anni 90 c’era già qualcuno che voleva intraprendere questo viaggio che si potrebbe comparare al superamento delle colonne d’Ercole. Un esperimento folle e al tempo stesso sorprendente.
Roberta Williams e la sua Sierra On-Line ci provarono con Phantasmagoria, una avventura grafica a sfondo horror uscita su PC e uscito in un secondo momento anche su Sega Saturn.

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In Phantasmagoria la protagonista è Adrienne Delaney, una scrittrice che si trasferisce insieme a suo marino (Don Gordon, di professione fotografo) in una imponente villa in piena campagna e ben distante dalla grigia vita di città. Fin dalla prima notte, Adrienne soffre di terribili incubi in cui vede se stessa legata ad una sorta di macchina infernale e altri indescrivibili strumenti di tortura. Oltre a questo, in una maniera vagamente simile a Shining di Stephen King, strani fenomeni di carattere paranormale avvengono nella casa e Adrienne non riesce a capacitarsene.

Mi fermo qui con la trama di Phantasmagoria e lo faccio per un semplice motivo: se continuassi rischio praticamente, e con poche righe, di svelare tutto il resto della storia; il gioco infatti, nonostante sia munito di ben 7 CD-ROM, pecca tremendamente nella narrazione e nella complessità della trama la quale, al contrario, risulta liscia e lineare. Gli eventi, a parte nell’ultimo CD, vengono raccontati con un ritmo troppo soporifero senza trasmettere troppo intrigo o voglia di continuare per il giocatore. A questo si aggiunge la presenza di parti di trama che, a conti fatti, risultano superflue e aggiunte solo per allungare il brodo. Preciso: non sto dicendo che la storia sia fatta male ma, considerato il genere, si poteva fare di più nel renderla più ricca di dettagli e renderla più interessante.

Come sia potuto accadere questo? In parte è strettamente legato alla realizzazione: il gioco è una autentica bomba tecnica con i personaggi che vengono interpretati da attori in carne e ossa grazie alla tecnica del blue screen la quale consente, appunto, agli attori di essere letteralmente all’interno del mondo di gioco costruito su fondali bidimensionali. Oggi il blue screen è ormai superato, preferendo piuttosto il motion cap, ma nel 1995 era uno strumento tecnico rivoluzionario e che avrebbe potuto aprire orizzonti nuovi per i videogames. Tuttavia, gli sforzi erano decisamente dispendiosi e con una tecnica del genere non era possibile creare una storia interessante e ricca di fascino come lo sono gran parte delle avventure grafiche. La presenza di 7 CD è strettamente legata alla presenza dei filmati FMV che occupano gran parte dello spazio sui dischi, filmati tutti ottimamente ben realizzati grazie anche agli attori che, grazie a discrete capacità recitative, risultano credibili e ben immersi nel gioco. Alcuni di questi filmati presentano inoltre un cospicuo numero di effetti speciali e riescono a presentare, soprattutto considerando l’anno di pubblicazione del gioco, un tasso di violenza visiva e psicologica che potrebbe arrivare a ferire la sensibilità dei più impressionabili (c’è da aggiungere che il gioco è vietato ai minorenni e che le parti di gioco più violente si possono anche disabilitare dal menu).

Se sulla trama non stiamo su alti livelli, purtroppo non lo siamo neanche sul gameplay: la struttura è quella di una avventura grafica classica la quale ci permette di interagire con la modalità di gioco “punta e clicca” potendo navigare ed esaminare l’ambiente di gioco. Non sono presenti particolari innovazioni o caratteristiche distintive se non una sola: se vogliamo delle informazioni su un oggetto presente nel nostro inventario potremo farlo trascinandolo sul teschio rosso in basso a sinistra dello schermo, teschio che ci risponderà letteralmente. Potremo inoltre avere una visione ravvicinata dell’oggetto trascinandolo sull’occhio presente in basso a destra, una funzione che ci servirà davvero una volta sola in tutto il gioco. Lo scopo ultimo del gioco si limita a esplorare gli ambienti, raccogliere oggetti che ci possono essere più o meno utili e assistere ai dialoghi di rito. Non solo quindi non ci vengono presentate sfide interessanti (quali enigmi o puzzle) ma il gioco risulta per molti versi dispersivo e più volte capiterà di non sapere cosa fare e quale sia lo scopo affinchè possiamo andare avanti. Tutto questo potrebbe portare al giocatore insoddisfazione e scarso appagamento (ricompensato comunque in parte dagli ottimi filmati che rappresentano l’unico valido motivo per portare a termine il titolo di Sierra).

Ritornando sul fattore prettamente realizzativo, il gioco spicca molto bene anche per il reparto sonoro con i doppiatori italiani che risultano adeguati e una colonna sonora di ottimo livello e che contribuiscono ad aumentare la qualità dei filmati. Come detto però, appunto, aldilà di questo Phantasmagoria presenta poco altro.

 

Commenti finali
Cosa aggiungere su un videogioco che ha nei soli filmati come unico pregio? Phantasmagoria ha voluto imporre nuove regole al media videoludico e introdurre letteralmente la struttura del film interattivo grazie alla presenza di attori in carne ed ossa. Un tentativo riuscito solo in minima parte dato che il gioco non riesce a spiccare nè considerandolo come film nè considerandolo come videogioco. Troppi compromessi e i sacrifici (trama e gameplay).

+ A tratti violento e disturbante….
+ Bravi gli attori
+ Realizzazione tecnica curata

– … ma solo a tratti
– Nel complesso noioso e poco appagante
– Gameplay senza mordente
– Trama corta e troppo semplice