A distanza di due mesi dalla recensione del primo episodio e proprio quando sta per uscire il terzo, ecco che ci apprestiamo ad analizzare attentamente “A House Divided”, il secondo capitolo della seconda stagione videoludica di The Walking Dead.

Riassumendo in breve quanto era stato detto per il primo episodio, eravamo giunti in una fase di transizione in cui Clementine (per chi ancora non lo sapesse è la protagonista della serie) si è unita con non poche difficoltà a un nuovo gruppo alle prese con i consueti problemi di sopravvivenza. Essendo nuova comunque Clementine deve conoscere, partecipare ed eventualmente schierarsi verso determinate scelte e seguire una linea di pensiero (per esempio mentire o dire la verità). Come da tradizione ogni scelta comporterà un evoluzione differente sui rapporti che la protagonista ha con il resto del gruppo.

Nell’episodio 1 ci eravamo lamentati proprio per la presentazione non proprio scintillante del nuovo cast: trattandosi dell'”esordio” di Clem come protagonista forse la premiata ditta Telltale aveva voluto riservare ampio spazio alla ragazzina non fornendo abbastanza spazio per i comprimari.

In questo secondo episodio in generale questa lacuna è stata parzialmente risolta: si nutre un pizzico di curiosità in più con i nostri interlocutori digitali e ognuno presenta debolezze e punti di forza specifici. Il “parzialmente” (ma è solo un fatto puramente personale) deriva dal fatto che, forse anche per via dello scarso effetto novità, questi nuovi personaggi non lasciano il secondo e non presentano tratti distintivi che ti permettono di tenerli impressi nella mente. Non nascondo che nel primo episodio si provava maggiore senso di coinvolgimento ed empatia per tutto il cast in generale mentre qui abbiamo a che fare con dei semplici interlocutori con poco carisma.

Tuttavia questo non vuol dire che non ci debba essere interesse per la storia e per la loro sorte, semplicemente c’è il rischio per molti di non affezionarsi abbastanza.

Fattore al contrario che invece ho trovato un po’ più grave è il gameplay e il ritmo di gioco: ancora troppo lineare e sostenuto. Se già nella prima stagione il senso di sfida era pressoché minima (con fasi in cui dovevamo limitarci a esplorare e recuperare oggetti chiave) qui non c’è proprio in quanto è tutto tremendamente guidato dai dialoghi o dai percorsi. Insomma: rasentiamo veramente il concetto di videogiochi e ci si avvicina di più piuttosto a quello delle visual novel. Questo può risultare molto scoraggiante per chi cerca anche un minimo di sfida.

Commento finale
Non delusione ma soddisfazione a metà per questo capitolo 2: i cattivi presagi che si erano (intra)visti nel primo capitolo, qui trovano una conferma concreta in quanto il cast ancora non spicca il volo secondo lo “standard” della serie e il ritmo è molto molto lento con solo pochi sprazzi di momenti più intensi. Ci si può consolare con Clementine e con una storia interessante che non vedo l’ora di proseguire con l’episodio successivo (appena rilasciato).