Dopo l’apprezzato e coloratissimo Nero, lo studio di sviluppo romano Storm in a Teacup si getta verso proposte più impervie e oscure annunciando in maniera inaspettata all’E3 losangelina il loro ultimo titolo: ENKI.

Il gioco è una breve avventura in prima persona ambientata all’interno di una non ben specificata location di campagna. Siamo un individuo senza identità e abbiamo 30 minuti di tempo per uscire da questo strano luogo dove apparentemente viene esercitato un culto di adorazione a un antico dio sumero (Enki appunto). Non c’è più niente sulla trama in quanto il gioco è talmente breve che i dettagli sono risicati: la presenza di alcuni documenti ci permette solo di sapere qualche informazione in più sul culto, sul nostro carnefice e sulle precedenti vittime ma nulla di fondamentale.

ENKI è privo di nemici e l’unica sfida è rappresentata nell’affrontare una serie di enigmi a dir la verità neanche troppo elaborati: in parte si deve andare alla ricerca di oggetti (come chiavi) e in parte bisogna andare alla ricerca di combinazioni per l’apertura di casseforti o porte speciali. Di base quindi il problema principale non sta nella risoluzione degli stessi ma nella ricerca degli elementi utili alla sua risoluzione: l’ansia del tempo che scorre mista alla frequente difficoltà nell’esplorare in zone scure e con scarsa visibilità vanno a comporre il vero nemico di un gioco che, nel complesso, offre molto poco.

L’ambientazione è indubbiamente curata e l’atmosfera abbastanza riuscita grazie alla presenza di effetti visivi e sonori non straordinari ma che sanno fare la loro parte; nel gioco è presente anche un sistema randomico che consente di disporre gli oggetti di gioco in posizioni differenti ogni volta che si avvia una nuova partita, un elemento che è stato inserito come pretesto per rendere il gioco maggiormente più “rigiocabile” ma è davvero troppo poco per un gioco venduto a prezzo pieno sui 10 €. Extra praticamente assenti. Insomma: una volta finito non c’è davvero alcun motivo per recuperare ENKI.

Da notare anche una strana dimenticanza: in un gioco dove la componente visiva è fondamentale (spesso potreste sclerare per la scarsa visibilità di molte stanze) nelle opzioni è praticamente inesistente una impostazione della luminosità.

Commenti finali
Storm in a Teacup tira fuori dal cilindro un prodotto potenzialmente interessante ma che  non riesce a raggiungere piani qualitativi abbastanza elevati. Claustrofobia e ansia dello scadere dei 30 minuti sono elementi ben studiati e che ben si inseriscono nel piccolo contesto angusto e sinistro. Contesto però che non lascia a bocca aperta e che porta ENKI solo a una onesta sufficienza. Un piccolo gioco sicuramente da avere non a prezzo pieno.