Sviluppato dal team americano The Fullbright Company, Gone Home ci riporta indietro nel 1995 e ci mostra una ragazza, di nome Kaitlin, che ritorna a casa (una villa isolata in un bosco) dopo un viaggio in Europa durato un anno. All’arrivo non troverà nessuno e sulla porta è presente un messaggio della sorella, Samantha, che a quanto pare è sparita invitando a non essere cercata da nessuno. Comincia così un gioco basato esclusivamente sul peregrinare all’interno dei corridoi e delle stanze per esaminare documenti riguardanti Samantha (che rappresenta la figura principale nonchè la vera protagonista del gioco dato che gran parte della storia si poggia sui suoi racconti narrati tramite diari), i nostri genitori e parzialmente la storia della villa. Nonostante la location isolata, la solitudine e qualche sprazzo di atmosfera sinistra, il gioco non è assolutamente un horror come riportato erroneamente da qualche sito in passato.

L’azione infatti è totalmente assente così come la sfida vera e propria: a parte trovare delle combinazioni e chiavi per aprire le porte chiuse, Gone Home si appoggia totalmente alla storia e ai racconti del diario di Samantha (raccontati a voce attraverso la lettura di specifici documenti legati al passato della ragazza). Questa formula risulta intrigante e vincente: può bastare anche solo una voce e dei monologhi ben scritti per avere una esperienza narrativa appassionante e intensa.
Il gameplay è ridotto all’osso fornendo la possibilità di esaminare praticamente quasi qualsiasi oggetto della casa (dai bicchieri ai ventilatori allo spazzolino da denti) e aprire ogni cassetto e sportello. Se da una parte questa feature si dimostra al 90% inutile dall’altra contribuisce a fornire grande senso di normalità: in una casa siamo abituati a poter prendere e toccare qualsiasi cosa e aiuta a capire quanto quest’opera sia un omaggio alla vita di tutti i giorni senza necessità di mostrare cose straordinarie lasciando spazio alla nostra immaginazione.

Graditi i numerosi omaggi agli anni 90 (periodo in cui il gioco è ambientato) da X-Files a Street Fighter permettendo di creare un contesto temporale decisamente credibile e veritiero.

Commenti finali
Con il progredire della potenza dell’hardware, le possibilità di partorire esperienze audio visive sempre più incredibili e particolari aumentano sempre di più regalando spesso esperienze artistiche uniche e particolari. Gone Home sotto questo aspetto rappresenta un piccolo passo indietro nel senso più positivo del termine: con straordinario senso di normalità, Gone Home ci mostra una storia come tante ma aperta a tante riflessioni grazie a numerose tematiche legate soprattutto ai rapporti sociali e familiari. Comune ma tutt’altro che banale insomma perchè, anche nel 2015, va a toccare argomenti considerati ancora spinosi e scomodi.