Il mondo indie è veramente un universo incredibile perchè ci trovi letteralmente di tutto: in molti casi trovi opere ostentate, spalleggiate o comunque che cercano di mettersi in luce ma che, quando si arriva al momento della prova sul campo, di carne sul fuoco ne hanno veramente poca. Il caso di Quadrant è veramente singolare: scoperto per puro caso in occasione di uno dei tanti saldi Steam e acquistato per puro istinto a 0,98 € solo vedendo le screenshot sulla pagina Steam. Solo in un secondo momento ho provato a fare qualche ricerca sul web per vedere come è stato accolto dalla stampa specializzata e la sorpresa è stata grande: il gioco non è stato proprio accolto, nessuna recensione dai siti più importanti (solo qualche commento in piccoli blog come Land of Rust), nessuna aggregazione di voti su Metacritic mentre su Steam la valutazione degli utenti è un generico “Nella Media”. Addirittura apri il sito quadrantgame.com credendo fosse il sito ufficiale e invece ti ritrovi un omonimo rythm & game. Un gioco insomma di cui non si sa quasi niente ma che, proprio per questo, ne aumenta considerevolmente il valore e il motivo è presto detto.

Quadrant è una avventura survival horror in prima persona a tema sci-fi ambientato nel 1979 all’interno dell’Aether Research Facility, un complesso scientifico dove vengono fatti degli esami su delle rocce lunari recuperate da una recente missione. Qualcosa però va storto e il personale lancia l’allarme che viene recepito dalle autorità le quali, credendo si tratti di un incidente di natura chimica-battereologica, manda degli esperti per riparare il danno. Ovviamente “l’incidente” sarà più grave di quanto atteso.

Quadrant è un’avventura horror suddivisi in 3 capitoli pubblicati a partire dal 2015 e si affida a una formula ormai diventata standard negli odierni videogiochi del genere: visuale in prima persona, narrazione affidata a testi e audiolog, sistema di combattimento assente (o ai minimi termini come nel caso di Quadrant), forte impronta esplorativa, occasionali sessioni stealth e puzzle solving.
Il primo approccio non è dei migliori: sfruttando la versione free del motore Unity, gli ambienti sono spogli, le texture povere, le animazioni legnose e la gestione delle luci non proprio ottima. A questo si aggiunge una localizzazione italiana davvero orribile e che vi convincerà in un batti baleno a impostare la lingua inglese (fortunatamente il gioco non è particolarmente complesso da seguire). Il capitolo 1 sembra quasi una parodia dato che non c’è praticamente atmosfera e fa solo da introduzione ma lo fa, purtroppo, nella maniera peggiore perchè può portare a scoraggiare il giocatore a mollare il gioco subito.

Un vero peccato perchè nel capitolo 2 già le cose cominciano a migliorare: inanzitutto una gestione delle luci migliori, ambienti più chiusi, un sound design più accattivante e senso di disagio maggiore. Solo arrivando alla fine del capitolo 2 si capisce che il gioco ha del grande potenziale. Specifico: i primi 2 capitoli sono veramente corti e in un’ora si finiscono entrambi. Il gioco vero e proprio inizia dal capitolo 3 dove davvero Quadrant mostra tutte le sue armi migliori: atmosfere sempre più tetre, sempre più sangue, sempre più violenza, nemici orribili da vedere (nel design purtroppo) ma che diventano una vera spina nel fianco e che vi costringeranno più volte a fughe disperate. A questo si aggiunge un sonoro davvero curatissimo (uno degli aspetti che davvero fanno la differenza) e una trama che, raccontata da note, audiolog, diapositive e qualche cutscene, riesce a essere intrigante quanto basta per invogliare il giocatore a proseguire.

L’aspetto più sorprendente di questo gioco è la presenza di un climax inaspettato: quando pensi di aver visto tutto del gioco ti rendi conto che invece ti presenta nuove sfide che vanno dalla risoluzione di puzzle (mediante la decifrazione di uno strano “alfabeto”) al superare nemici senza farsi scoprire fino alle fasi di platforming in cui bisogna superare condotti, saltare da piattaforme all’altra, nuotare sott’acqua e altro che non voglio svelare. Il tutto sempre condito da una atmosfera ben realizzata, mai banale e che ci tiene sempre con il fiato sospeso.

Come già anticipato prima, la grave pecca di Quadrant è l’aspetto tecnico: graficamente, per quanto nel capitolo 3 la situazione migliori leggermente, il gioco è davvero troppo spartano e povero di dettagli e in più di una occasione è possibile imbattersi in bug quali muri invisibili, texture ballerine, luce che filtra tra le pareti e quant’altro. Nulla di veramente grave ma oggettivamente fastidioso. Non è sicuramente un gioco adatto per chi cerca una esperienza visiva forte mentre invece lo è per chi vuole una esperienza psicologica notevole.

Commenti finali
E’ un mistero il motivo per cui Quadrant sia rimasto così distante dai riflettori anche se un motivo c’è: gli sviluppatori non sembra abbiano messo in atto una adeguata campagna mediatica in quanto non hanno neanche una pagina facebook e twitter non avendo così neanche le basi per creare uno straccio di fanbase. A questo si aggiunge un inizio di gioco davvero scoraggiante e che può portare all’abbandono precoce. Un vero peccato in quanto Quadrant, tecnica a parte, non ha niente di meno di altri horror game famosi, blasonati e più costosi. Non si può neanche parlare di gioco sottovalutato dato che è stato direttamente ignorato e finito nell’oblìo senza manco passare per l’esame di ammissione.