Blackwood Crossing è una nuova opera che si inserisce nel sempre più lanciato filone dei videogiochi dove la componente ludica è ridotta drasticamente a favore invece della pura esperienza narrativa. Il ruolo del medium perciò viene rivisitato completamente in chiave prettamente espressionistica dove, appunto, è l’espressione dell’autore (più del game designer) l’elemento focale. Esempi di successo ce ne sono: Gone Home, The Vanishing of Ethan Carter, That Dragon Cancer senza poi scomodare il pionierisco Dear Esther. Blackwood Crossing si sarà inserito con successo in questa sorta di “movimento espressionista videoludico”? Indubbiamente e con discretà personalità.

La storia si focalizza su due giovani fratelli in viaggio all’interno di un treno: la maggiore Scarlett e il più piccolo Finn. Per tutto il gioco noi prenderemo i comandi di Scarlett alle prese con i capricci di Finn che, mediante strani “poteri”, fuggirà lungo i vagoni ponendoci di fronte a quelle che sembrano strane manifestazioni oniriche. Il nostro scopo sarà quello di seguire Finn superando diversi puzzle game che ci verranno sottoposti. Enigmi di bassa difficoltà e che per la maggior parte dei casi si tratta di dover eseguire determinate azioni in un ordine prestabilito (soprattutto rivolgere la parola a strani individui “mascherati” che, senza andare oltre nella trama, avranno un ruolo specifico nella vicenda). E’ chiaro che la scelta di piazzare questi puzzle servono come “stimolante” per rendere la storia più avvicente ma non rappresentano sicuramente la componente più importante dell’opera che, come detto all’inizio, è invece la narrazione e soprattutto le modalità con cui si relazionano i due giovani protagonisti grazie a una caratterizzazione di buona qualità. Non ci impiegherete troppo ad affezionarvi al duo grazie, soprattutto nella prima parte di gioco, anche a una atmosfera per buona parte giocosa e solare (ma che, procedendo, si andrà man mano a perdere). Il risultato è un gioco mai noioso e sempre attraente per tutta la sua durata (scarsa purtroppo ma al tempo stesso adeguata al genere).

L’aspetto tecnico non è da meno grazie a uno stile grafico molto particolare, quasi a metà tra il cartoonesco e il realistico. In alcuni casi si son rilevati problemi di caricamento e cali di frame ma nel complesso l’opera di Paper Seven si dimostra all’altezza. Qualche disappunto sul gameplay invece c’è e riguarda i movimenti della protagonista un po’ troppo “meccanici”, come se stessimo comandando un robot (situazione che non migliora neanche aumentando la sensibilità del mouse). Un piccolo neo che, se avvolti nell’esperienza, non farete più caso.

Commenti finali
Non sarà il primo titolo a venirci in mente quando si parlerà di cosiddeti “walking simulator” ma Blackwood Crossing rimane un’opera consigliata per tutti i giocatori desiderosi di esperienze di gioco alternative, fortemente espressionistiche e dove la componente ludica viene tenuta volutamente in disparte. Scarlett e Finn sono ottimi interpreti di una storia capace sia di far sorridere ma anche di lasciarci abbastanza inquieti. Bravi Paper Seven!