Non molto tempo fa mi era venuto in mente di voler allargare un po’ quelli che sono i temi convenzionali di questo blog: molti dei lettori hanno orizzonti molto più ampi di quello che credevo e molti dei lettori sono capaci di restare incuriosirsi anche per videogames non prettamente legati al genere horror.

E’ per questo che ho voluto creare una raccolta di articoli chiamata “Out of Land” la quale, come suggerisce il nome stesso, vuole spalancare una finestra verso un mondo meno conosciuto; un mondo che però ha un filo logico diretto con i survival horror: trattiamo di videogames che dispongono di capacità di trasmissione emotiva ad alto impatto e dove la componente ludica non è un aspetto prioritario.

[dopo il break, il resto dell’articolo]

Ho voluto cominciare con Last Window in quanto sono da poco reduce dal termine della storia e il mio giudizio è adeguatamente “fresco” e “caldo”.

Last Window è una visual novel disponibile per console Nintendo DS creata da uno studio giapponese: Cing, un minuscolo studio giapponese di Fukuoka composto da pochissime persone e autore di uno striminzito numero di videogames rivolto a una stretta cerchia di persone ma che hanno saputo godere di un ampio consenso da parte della critica videoludica.

In Last Window non vince chi spara di più, in Last Window non ci sono mostri, in Last Window non si deve lottare per sopravvivere, in Last Window non ci sono nemmeno le armi tranne una: la vostra attenzione. Last Window è una interessante miscela di elementi più vicini al romanzo interattivo: non stiamo nient’altro che leggendo un libro in cui le pagine sono formulate in immagini e le parole in dialogo, un libro dove i personaggi prendono vita grazie a una forma di disegno animato che nel gioco si tramuta in una autentica forma di espressione per i protagonisti della storia.

Ma Last Window è anche molto esigente: non basta proseguire nel gioco fino alla fine ma DEVI AVER SEGUITO quello che è successo. Nelle pause tra i capitoli si è sottoposti a un breve test in cui si chiede al giocatore se sta comprendendo esattamente quello che succede. Un test che non pregiudica nulla  a livello ludico ma che invece esalta ulteriormente la natura letteraria del titolo e la sua capacità multimediale: terminato il titolo, è  possibile anche rileggere l’intera storia senza giocarla e in formato ebook. Questo perchè magari avete un conoscente o un parente non appassionati di videogames a cui volete dare una storia da raccontare e da leggere tutta di un fiato.

Questo è quello che io chiamo il concetto di “videogioco creativo” ossia un videogioco che va oltre lo scopo arrivando persino a trascurare la sua natura stessa a favore di altre nature più vicine al cinema e alla letteratura. Una caratteristica che pochissimi altri titoli hanno (titoli che verranno ovviamente trattati in altri articoli di Out of Land).

Last Window non è un videogioco ma un libro fatto in formato videogioco. E’ un qualcosa sorto oltre il suo scopo finale in quanto, a conti fatti, non diverte nè ti rende svuotato mentalmente come farebbe un FPS qualunque ma che invece ti lascia qualcosa dentro e ti rincuora per il fatto che nella vita abbiamo tutti quanti uno scopo da raggiungere e da cercare incessantemente. Un titolo di rara bellezza per il suo essere “diverso”, diversità che è stata fortuna e sfortuna allo stesso tempo: diverso perchè unico, diverso perchè intrigante, diverso perchè solido…..diverso perchè non divertente, diverso perchè non immediato, diverso perchè lento, diverso perchè non un videogame.

Rimando a voi quello che sono i personali concetti di “normale” e “diverso”. Il destino verso Cing è stato fin troppo funesto  e crudele.

Alla prossima con Out of Land.