Generalmente non andiamo a riportare speciali di altri siti ma questa volta abbiamo preferito fare una eccezione in quanto il contenuto potrebbe interessare non poco a voi lettori appassionati.

Il popolare sito Rely on Horror ha stilato una corposa lista di titoli survival horror (o comunque adventure di stampo horror) raccomandati e consigliati. Questa però non è una banale e scontata classifica ma elenca quelli che sono i titoli meno conosciuti o che hanno avuto meno fortuna rispetto ai più celebri Alone in the Dark, Silent Hill, Resident Evil, Project Zero ecc.

La lista è molto interessante in quanto ci sono titoli che non sono nemmeno usciti fuori dal Giappone o che comunque non sono arrivati dalle nostre parti.

La lista dopo il break.

 

Sweet Home (SNES, 1989, solo in Giappone) ===> Videogameplay


Sweet Home è un gioco di ruolo a sfondo horror basato su un film giapponese che spopolò in quegli anni. Il gioco è stato sviluppato da Capcom ed ha avuto enorme influenza in Shinji Mikami per la creazione di Resident Evil (addirittura in principio Resident Evil era stato pensato come un remake proprio di Sweet Home).
Come in gran parte degli horror giapponesi, la trama narra di una villa abbandonata in cui si narra una antica leggenda. Un gruppo di persone ha il compito di fare un documentario su tale villa ma alcuni strani avvenimenti accadono. Nel gioco, che sostanzialmente si poggia sui collaudati schemi dei giochi di ruolo alla giapponese, comanderemo fino a 5 personaggi giocabili (ognugno con le proprie caratteristiche) e la cosa interessante sta che se un personaggio muore….. resterà morto e non lo comanderemo più per il resto dell’avventura. A decidere vita, morte e miracoli dei personaggi sono i combattimenti casuali ma anche decisioni “rapide”. Proprio la paura di perdere per sempre il comando di un personaggio rende questo gioco particolarmente difficile, frustrante e consigliato veramente ai più coraggiosi.

 

 

Clock Tower (SNES/PlayStation,1995) =====> Videogameplay

Un titolo tra i più noti di questa lista. Clock Tower , prima che il brand passasse in mano a Capcom, era stato sviluppato dalla casa giapponese Human Entertainment ed è uno dei primi esempi di horror in cui non conta uccidere i mostri per salvarsi ma nascondersi da essi. La trama parla di una ragazza, Jennifer Simpson, rimasta orfana che viene adottata da un benestante che risiede in una grande magione chiamata “Clock Tower”. Il ricco signore tuttavia un giorno scompare e, con lui, anche suoi fratellastri (anch’essi adottati come Jennifer). Strani fatti avvengono nella casa e la comparsa di un bambino deforme armato di enormi forbici è uno dei più evidenti segnali che qualcosa non sta proprio andando per il verso giusto.
Clock Tower è veramente un titolo interessante tanto per la trama intricata quanto per l’ottima suspance che trasmette. Strutturato come un punta e clicca, il gioco presenta molti enigmi e puzzle ed è possibile terminarlo con un numero incredibile di finali. Un gioco grandioso dimenticato troppo in fretta.

 

 

 

 

Hellnight (PlayStation, 1998) ====> Videogameplay

Hellnight, prodotto dalla giapponese Atlus, è un horror uscito nel 1998 in piena esplosione del fenomeno survival horror con Resident Evil giunto al secondo episodio e un Silent Hill ancora in cantiere. Hellnight, rispetto ai titoli più famosi, è strutturato come una avventura grafica in prima persona nel quale saremo una protagonista senza nome di cui non conosciamo nulla tranne che una strana setta sta cercando di rapirla per motivi a noi incompresibili. Come detto prima, il gioco è fondamentalmente una avventura in prima persona che presenta un meccanismo particolare: l’unico “mostro” presente nel gioco è una strana mutazione che si impossesserà di chiunque ci accompagnerà e supporterà nell’avventura. Questa forma mutante non la possiamo constrastare in alcun modo e, se non abbiamo altri compagni, potrebbe ucciderci all’istante. Ma i compagni non hanno solo lo scopo di farci da “preda” al nostro posto: ogni compagno infatti ha diverse abilità (uno dei primi per esempio è in grado di fornirci la mappa del luogo dove ci troviamo). Un adventure di sopravvivenza in piena regola.

 

 

 

System Shock 2 (PC, 1999) ===> Videogameplay

System Shock 2 è uno sparatutto in prima persona di stampo horror-fantascientifico rimasto impresso a (pochi) videogamer dai gusti semplicemente raffinati. E’ considerato il “padre spirituale” di Bioshock (non a caso gli sviluppatori sono quegli stessi Irrational Games che hanno reso famosa la saga di Rapture e i ricombinanti) e gli accostamenti non mancano: oltre alla classica struttura FPS sono presenti elementi tipici dei giochi di ruolo capaci di incrementare le abilità del protagonista che possiamo tralaltro creare a nostro piacimento scegliendo fino a 3 tipologie di carriere (con ovvi pro e contro annessi). La trama ci vede protagonisti all’interno di una astronave (chiamata Von Braun) che viene invasa da una misteriosa razza aliena. Il nostro compito, come è giusto che sia, è sopravvivere alla minaccia. Premiato dalla critica videoludica mondiale, System Shock 2 è un titolo da recupare soprattutto per gli amanti della saga di Biochock e di quegli sparatutto che sanno regalare esperienze forti e coinvolgenti.

 

 

 

 

 

Shadow of Memories (PS2, 2001) =====> Videogameplay

Shadow of Memories è un adventure sviluppato da un team interno a Konami che comprendeva, tra gli altri, alcuni membri che avevano partecipato allo sviluppo di Silent Hill. Nel titolo il protagonista è Eike Kusch, un giovane che vive in un paesino della Germania. La vita del ragazzo viene stravolta nel momento in cui viene ucciso. Tuttavia, attraverso il potere di una misteriosa entità spirituale, Eike è in grado di rivivere momenti precedenti alla sua morte impedendo così che questa avvenga. Per farlo dovrà risolvere puzzle ed enigmi di vario tipo.
In realtà il gioco di per sè con l’horror ha ben poco a che fare in quanto nel gioco non ci sono mostri nè ci sono location particolarmente terrificanti: tuttavia, il gioco merita di stare in lista in quanto capace di trasmettere (come fanno proprio illustri titoli horror) quel senso di mistero che ci porta a vivere momenti in cui rimaniamo spiritualmente ipnotizzati. Il gioco infatti, pur non fornendo una esperienza visiva di impatto, agisce su noi sotto il profilo stesso della psiche grazie a una vicenda intricata e che noi portiamo avanti in modo del tutto incosapevole. Essere parte di un gioco senza però sapere di gioco si tratti, un tema fin troppo ricorrente nel nostro genere e che in Shadow of Memories viene proiettato alla perfezione.

 

 

 

Extermination (PlayStation 2, 2001) ===> Videogameplay

Prendere il concept di Resident Evil e unirlo con una ambientazione che ricorda a metà Metal Gear Solid e La Cosa. Il risultato che otterrete sarà Extermination: il protagonista è un membro delle forze speciali presso i Marines presso un team chiamato “Team Red Light”. Dennis Riley, il nome del nostro alter-ego, si ritroverà presso una base segreta militare nell’Antartide colpita da una strana infezione.
A differenza di altri videogames in cui alla base c’è il disastro biologico, in Extermination è presente anche una speciale “barra di contaminazione” che si riempie gradualmente nel momento in cui siamo maggiormente esposti all’infezione. Se questa barra si riempirà al massimo la nostra vita si dimezzerà gradualmente. Pur essendo perciò un marine adeguatamente equipaggiato e armato, il concetto di sopravvivenza è alla base di questo gioco uscito nel 2001 e passato decisamente inosservato forse per una realizzazione tecnica non all’ultimo grido. Decisamente consigliato a chi è alla ricerca di un buon compromesso tra azione e horror.

 

 

 

 

White Day (PC, 2001, solo in Corea) ====> Videogameplay

Si prova una sensazione strana quando si scoprono realtà che non solo non si è mai sentito parlare ma che ci sono anche geograficamente lontane. E’ il caso di White Day, horror in cui impersoniamo una studentessa che si trova in una scuola zeppa di fantasmi e strani eventi paranormali. A incuriosire ancora di più non è tanto la trama, a mio avviso abbastanza telefonata solo nell’incipit, ma la vicenda che ruota attorno al gioco stesso: è considerato uno dei giochi più spaventosi di sempre e sembra che gli sviluppari siano dovuti persino ricorrere a rilasciare patch per rendere il gioco meno inquietante e permettere così ai meno coraggiosi di portarlo a termine. Sembra che un altro punto forte del gioco sia anche la meccanica del gameplay che non sfigurerebbe nemmeno al confronto con i titoli attuali: pur essendo un gioco del 2001 pare che abbiamo una libertà di azione decisamente realistica.
Un gioco che andrebbe recuperato solo per la fantastica atmosfera ma purtroppo incombono alcuni ostacoli: pare che White Day non sia mai uscito al di fuori della penisola coreana e, ovviamente, si porta con se dei problemi legati alla regionalizzazione ed è necessario configurare il computer come se avessimo un PC coreano. Di conseguenza non esiste nessuna traduzione ufficiale ma ci possiamo consolare con una patch di traduzione creata amatorialmente. In bocca al lupo ai fortunati che riusciranno a recuperare questo titoli.

 

 

Eternal Darkness (GameCube, 2002)  ===> Videogameplay

Se siete possessori di un GameCube è difficile che non conosciate Eternal Darkness, gioco sviluppato da Silicon Knights e pubblicato, incredibile ma vero, da Nintendo. In Eternal Darkness la protagonista è Alexandra Roivas che raggiunge una antica magione per scoprire alcuni segreti legati a degli artefatti antichi. Pur essendo la protagonista, nel gioco interpreteremo uno svariato numero di personaggi appartenenti a svariate ere (dall’impero romano fino al 20° secolo).
Il gioco non si può definire un horror in senso stretto ma si ispira fortemente alle atmosfere di Edgar Allan Poe e e al mondo di H.P. Lovecraft. La  meccanica di gioco è abbastanza semplice in quanto presenta un sistema di combattimento basilare (ma differente per ogni personaggio) utile per respingere i nemici oltre che alla risoluzione di enigmi. Una feature interessante è la presenza di una barra della sanità mentale che si abbassa gradualmente quando il nostro personaggio è particolarmente sotto stress. Quando questa barra si azzera soffriremo di inquietante allucinazioni che non vanno a colpire il personaggio ma il giocatore stesso in quanto il gioco porterà a manifestare strane azioni (una è per esempio simulare un Game Over o persino lo spegnimento del televisore). Se avete una console Wii (la quale è retrocompatibile) recuperare Eternal Darkness è un obbligo.

 

 

Saya no Uta (PC, 2003, solo in Giappone) ====> Videogameplay

Questo gioco fa parte di un genere che va molto in voga tra i giapponesi: il genere delle visual novel, ossia non propriamente dei videogame ma vere e proprie esperienze interattive in cui le funzioni di gameplay sono ridotte al minimo e il fattore narrazione viene esaltato al massimo. Saya no Uta vede come protagonista Fuminori Sakisaka, giovane studente che si ritroverà la vita completamente stravolta nel momento in cui i suoi genitori perderanno la vita in un incidente. Il gioco, come detto, punta tutto sull’elemento trama che presenta elementi horror dallo stile lovecraftiano grazie a vaghi riferimenti e omaggi al Ciclo di Cthulhu. Qualitativamente siamo su livelli altissimi ma, trattantodosi di un gioco prettamente testuale, potreste godervi anche su Youtube (senza contare che il gioco è uscito solo in Giappone e dovreste applicare anche qui una patch amatoriale per la traduzione dei dialoghi).

 

 

 

 

 

Yume Nikki (PC, 2005, solo in Giappone) ====> Videogameplay

Questo gioco è l’unico della lista che è stato sviluppato amatorialmente (attraverso il popolare kit di sviluppo RPGMaker) ed è giocabile gratuitamente. Yume Nikki non ha alcuna pretesa: non ci sono dialogi nè è presente azione. Tuttociò che dobbiamo fare è esplorare il mondo che ci circonda alla ricerca di “24 Effetti” che a quanto pare influiscono sulla giovane protagonista che impersoniamo. Strutturato in maniera simile a un gioco di ruolo bidimensionale, tutto il gioco è pura esplorazione e si concentra nel fornire fascino grazie ad ambientazioni (per quanto povere e in 2D) semplicemente suggestive ma al tempo stesso bizzarre e che inquietono fortemente nella sua “povertà”. Una dimostrazione chiara di come, anche senza avere budget o tool di sviluppo stellari, fantasia e genialità riescono ad andare oltre la tecnica (oltre a una dimostrazione in cui non esistono veramente limiti nel mondo degli sviluppatori indie).

 

 

Hauting Ground (PlayStation 2, 2005)  ===> Videogameplay

Capcom è casa di grande tradizione nel mondo dei survival e nella sua “truppa” ha partorito anche l’interessante Haunting Ground, gioco che ricorda moltissimo le meccaniche dei più classici survival horror (soprattutto Resident Evil grazie all’uso di telecamere fisse o semifisse) ma qui non ci saranno zombie o mostri che saremo capaci di respingere con il fuoco delle nostre armi. Fiona, la protagonista del gioco che si ritrova senza sapere perchè all’interno di una enorme villa, dovrà esclusivamente fuggire. Non sarà solo la fuga il gameplay: Fiona sarà accompagnata da un cane (di nome Hewie) che la aiuterà nel tenere lontani i nemici ma anche nel risolvere puzzle ed enigmi. A Hewie potremo impartire comandi ben precisi (dall’attacco allo stare fermo o l’invito a seguirci). Questo gioco si è rivelato molto interessante in tutto il suo complesso: atmosfera, personaggi, trama sono di ottimo livello e anche il gameplay, seppur presenti quale lacuna e risulti decisamente troppo “meccanico”, è più che accettabile. Tra i giochi della lista probabilmente rientra tra quelli più conosciuti e giocati ma una nomina è comunque più che meritata.

 

 

Call of Cthulhu: Dark Corners of the Earth (2005, PC/Mac/XBox) ====> Videogameplay

Questo gioco (dal titolo fin troppo lungo) è uno sparatutto in prima persona prodotto da Bethesda e 2K Games. Come suggerisce il titolo, si ispira ai racconti del Ciclo di Cthulhu di H.P. Lovecraft e vede come protagonsita un detective privato chiamato Jack Walters dal passato tormentato che lo ha portato a soffrire di gravi problemi psichici. Proprio legato al suo passato, Jack assisterà ad una serie di eventi inquietanti che lo porteranno a scontrarsi contro culti e sette maledette.
Come in Eternal Darkness, anche questo personaggio avrà un indice per la saluta mentale la quale dovremo stare attenti a non far diminuire perchè altrimenti Jack ne risentirà in maniera evidente (per esempio debolezza anche nel muoversi con l’inquadratura che traballerà). Per curare sia la vita sia la mente dovremo fare uso di medicine.
Proprio questi elementi (misto anche al fascino lovecratiano della trama) rendono questo titolo decisamente interessante (se avete una XBox 360 sappiate che questo gioco è funzionante anche su tale console).

 

 

 

 

 

Rule of Rose (PlayStation 2, 2006) ====> Videogameplay

Quanti avranno sentito parlare di questo gioco? Tantissimi. Quanti lo avranno giocato? Non altrettanto.
Rule of Rose in Italia è stato preso di peso da testate non legate al mondo videoludico dandone una visione completamente distorta (“vince ci seppellisce viva la bambina”); l’ennessimo tentativo di demonizzazione del media videoludico. Non è ancora chiaro quale sia il criterio per cui la stampa decida quali titoli debbano meritare dello spazio in quanto, sinceramente, Rule of Rose non è il gioco più inquietante di questa lista. Tuttavia merita la giusta osservazione in quanto, oltre ad essere un gioco ben sviluppato, rappresenta uno degli ultimi reali esempi di survival horror tradizionale, quello dove veramente siamo catapultati all’interno di una atmosfera pesante e con quell’ansia che ci opprime. Il gioco è ambientato nell’Inghilterra degli anni 30 all’interno di un orfanotrofio. Come in molti survival horror, anche qui il protagonista non è un soldato addestrato ma una ragazza di 19 anni (Jennifer) che per sopravvivere ha bisogno di raccattare qualsiasi cosa le capiti a tiro. Non ricordato fondalmentalmente per un gameplay all’ultimo grido, anche questo gioco è senza alcun dubbio da recupeare nel caso ve lo siate lasciati sfuggire.

 

Scratches: Graffi Mortali (PC, 2006) ====> Videogameplay

Questo gioco è una avventura grafica a sfondo horror sviluppato da una software house argentina. E’ ambientato nell’Inghilterra del 1976 e ha come protagonista Michael Arthate, uno scrittore dove alloggia presso una grande casa chiamata Blackwood Manor dove tempo fa c’era stato un efferato omicidio. Michael si rende conto che qualcosa non va nella casa e si ritrova, da scrittore, a investigare i segreti legati al passato di Blackwood Manor. Essendo una avventura grafica, questo gioco si concentra prevalentemente sull’esplorazione anzichè sull’azione ma il titolo pare regalare comunque una esperienza cinematografica assolutamente da brivido (soprattutto il sonoro: curato e di qualità). Sembra che il gioco già dal lancio fosse uscito a prezzo budget (non più d 20 €) quindi adesso non avete decisamente altre scuse. Sappiate inoltre che su Steam il gioco è disponibile in edizione Director’s Cut che va a migliorare quasi tutti gli aspetti tecnici del gioco (gameplay, grafica ecc.) e persino contenuti aggiuntivi.

 

 

 

Siren: Blood Curse (PlayStation 3,2008) ====> Videogameplay

Non comprendo sinceramente il motivo per cui Rely on Horror abbia inserito Siren: Blood Curse in questa lista: per quanto sempre relegato a un target ben preciso, il gioco fa comunque parte di una saga ben nota e conosciuta agli appasionati. Blood Curse è una riproposizione in chiave occidentale del primo Forbidden Siren uscito su PlayStation 2 in quanto diversi personaggi saranno riproposti e la trama di base è praticametne la stessa. Per chi non conoscesse le meccaniche di base, una feature distintiva di Siren è la possibilità di vedere secondo il punto di vista dei nemici (chiamati Shibito, persone del luogo possedute). Questa feature è necessaria per stabilire la locazione esatta dei nemici affinchè questi non ci vedano (anche se alcuni personaggi possono anche affrontare a viso aperto gli Shibito ma non li uccideranno mai definitivamente in quanto immortali). Nonostante abbia qualche problema nel farsi amare (e nonostante non si ponga sul livello dei predecessori in quanto ad atmosfera) Blood Curse è uno dei pochissimi survival horror recenti che si possono definire tale.

 

 

 

Cursed Mountain (Nintendo Wii/PC, 2009) ===> Videogameplay

Cursed Mountain è un adventure a sfondo horror uscito su Nintendo Wii (e più tardi anche su PC) prodotto da Deep Silver. Il gioco, di per sè non pauroso se siete abituati a un certo livello di horror, è curioso soprattutto per l’ambientazione in quanto saremo impegnati a scalare una altissima montagna della catena dell’Himalaya, una montagna dove avvengono antichi e leggendari riti di adorazione degli spiriti tibetani. Noi saremo uno scalatore alla ricerca del fratello scomparso e che sarebbe riuscito a raggiungere la cima. Durante la nostra scalata saremo ostacolari da spiriti del posto che non vogliono farci salire e che dovremo scacciare tramite alcuni poteri che raccoglieremo strada facendo. Come detto, il gioco non spaventa più di tanto ma è particolare per il senso di completa solitudine. Tra i numerosi titoli horror usciti su Wii questo è senza dubbio quello più sfortunato in quanto trovo abbia ricevuto valutazioni troppo al di sotto di quelle che merita realmente.

 

 

Deadly Premonition (XBox 360, 2010) ====> Videogameplay

Questo gioco è un esempio di titolo letteralmente stroncato dalla critica ma amato dal pubblico dato che ha riscosso un discreto successo negli USA e anche dalle nostre parti si è ben comportato anche grazie al prezzo di lancio decisamente appetibile (30 € appena). Il gioco (dalle nostre parti uscito solo su XBox 360) è forse il gioco che più di tutti si ispira e rende omaggio all’amato Twin Peaks di David Lynch. Vi suonerà tutto fin troppo familiare: protagonista è un agente FBI (Fracis Morgan York) che arriva nella cittadina di Greenvale per indagare sull’omicidio di una ragazza (Anna Graham). Così come l’amato Dale Cooper di Twin Peaks anche Francis soffre di qualche problema psichico a tal punto da avere una forma di schizofrenia che lo porterà ad assumere un’altra personalità chiamata Zach. La forma di questo gioco è quella che doveva essere Alan Wake un tempo: un horror in formato open-world in cui possiamo fare un serie di attività seguendo quelle che sono le nostre esigenze. E’ forse il primo vero esempio di horror formato free-roaming. Perchè è stato dunque criticato nelle recensioni? Per la realizzazione tecnica pessima: grafica da generazione scorsa e meccaniche di gioco (soprattutto il sistema di guida delle automobili) veramente terribili. Se però chiudete occhio su questi aspetti vi farete trascinare dal mondo di Greenvale potreste vivere un’esperienza che difficilmente dimenticherete. Questo gioco c’è solo per XBox 360, per giocarlo su PS3 dovrete per forza importarlo dal Giappone (dove il gioco ha anche un altro titolo: Red Seed Profile).

 

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