Clive Barker è un nome ben noto ai cultori dell’horror e dell’occulto, il maestro dell’incubo dotato di grande estro artistico e capace di lasciare una impronta su molteplici forme di espressione. E con un Hellraiser alle spalle, l’apporto di Barker nel mondo dei videogiochi non è stato meno importante: nel 2001 è stat autore della sceneggiatura dell’interessante Clive Barker’s Undying, sparatutto in prima persona dalle tinte e atmosfere prettamente lovecraftiane. Anni più tardi, Barker vuole ripetersi cambiando completamente scenario e stile scrivendo Jericho.

[dopo il break, il resto della recensione]

Clive Barker’s Jericho è uno sparatutto in prima persona sviluppato da Mercury Steam e prodotto da Codemasters. Il gioco segue la vicenda di una squadra militare speciale (chiamata Jericho) inviata a bloccare una breccia aperta da una entità chiamata Primogenito. La breccia permette al Primogenito di uscire dalla sua prigione e, come da copione, liberarsi per devastare il mondo. I nostri eroi naturalmente dovranno fermarlo con tutti i mezzi a loro disposizione.

Come detto Jericho è uno sparatutto in prima persona improntato secondo gli schemi più classici con possibilità di attaccare con un arma primaria, un’arma secondaria e, nel caso dovessimo restare proprio a secco, attacchi da mischia. Fin qui nulla di nuovo tranne per un particolare: tramite un espediente narrativo, avremo modo di spostarci letteralmente tra un membro e l’altro della squadra Jericho potendo così controllare ben 6 soldati con ognuno le proprie armi e caratteristiche da sfruttare a seconda della situazione. I soldati, oltre ad avere un arma primaria e secondaria, dispongono anche di poteri sovrannaturali ognuno diverso dall’altro: dalla telecinesi alla manipolazione del tempo fino al lancio di imponenti lingue di fuoco e l’esorcismo. Questa caratteristica è senza dubbio la novità, in termini di gameplay, più importante del gioco in quanto potremo sfruttare a nostro vantaggio i poteri e i differenziati comandi della squadra per proseguire in tutta facilità. In Jericho è anche presente un basilare sistema tattico di comando per permettere agli altri soldati comandati dalla IA di poter agire secondo le nostre istruzioni. Possiamo limitarci a dire di andare in avanscoperta o al contrario di assumere un atteggiamento più contenuto e sicuro. Non è sicuramente una componente fondamentale nè particolarmente esaltante ma è senz’altro una feature che può fare comodo all’occorrenza e funziona abbastanza bene.

Come accennato, la possibilità di comandare più soldati ci permette di avere diverse armi e diversi poteri ma, dall’altro lato, l’atmosfera di gioco viene gravemente compromessa: il fatto di avere con noi ben 5 compagni ben armati e pronti a supportarci rende il gioco praticamente poco accattivante sotto il profilo della paura. Questo soprattutto perchè se il personaggio che stiamo guidando dovesse morire noi avremo modo di comandare un altro dei personaggi e fare in modo che il personaggio precedentemente caduto possa essere resuscitato semplicemente premendo un tasto e mettendoci vicino a lui.

Non è casuale infatti come invece nelle rare occasioni in cui comanderemo un personaggio rimasto, per motivi narrativi, da solo il gioco assume una piega migliore e molto più vicina ai survival horror trasmettendo la giusta tensione in quanto non ci sarà nessun compagno vicino e non potremo affidarci al suo aiuto. Peccato appunto che queste situazioni siano veramente poche e ci sarebbe piaciuto che fossero state di più al fine di avere una esperienza di gioco più elettrizzante.

Aggiungiamo poi come in questo gioco non esista una minima componente legata all’esplorazione: non ci sono medekit, non ci sono proiettili da raccogliere, non ci sono oggetti speciali da recuperare. Tutto il gioco è improntato infatti sull’azione e le munizioni ci vengono rifornite automaticamente grazie al potere di uno dei membri della squadra Jericho mentre l’energia si ripristina automaticamente col tempo morendo nel caso subissimo troppi danni.

Aldilà del basso tasso survival del gioco e della mancanza di esplorazione, non si può dire lo stesso del lato artistico: il tocco di Clive Barker è decisamente evidente grazie a una rappresentazione (sia dei mostri sia di molte ambientazioni) di grande livello e capace di spiazzare il giocatore. Anche gli intermezzi tra i capitoli e gli altri sono ben narrati rendendo la trama del gioco molto intrigante nonostante, di fatto, non rappresenti nulla di speciale. Insomma: narrativamente parlando stiamo su un buon piano ma forse avremmo gradito qualcosa di più intricato, profondo e complesso. Purtroppo i principali responsabili di questa mancanza sono gli stessi protagonisti: nonostante dispongano di un ottimo background (ogni personaggio ha un suo passato personale più o meno travagliato), i soldati della squadra Jericho si mostrano banalizzati, stereotipati e assolutamente piatti. Molte battute sono scontate se non addirittura fuori luogo (non sarà raro ascoltare frasi come “Vi offro una birra” quando resuscitiamo un nostro compagno caduto) e certe volte finiscono per rovinare alcuni momenti avvincenti e affascinanti. Proprio per come erano stati impostati, ci sarebbe piaciuto un approfondimento sulla vita personale dei protagonisti al fine di renderli più profondi e meglio caratterizzati.

A peggiorare la situazione è la pessima qualità del doppiaggio italiano: dire “inqualificabile” equivale a fare un complimento. Assolutamente uno dei peggiori doppiaggi degli ultimi anni nonchè segno di come la nostra scuola di doppiaggio (apprezzata in tutto il mondo) ancora non vuole riconoscere l’importanza del media videoludico al fine di regalare esperienze narrative comparabili a quelle cinematografiche.

Il comparto tecnico è fatto di alti e bassi: parlando di un gioco del 2007, i livelli sono più che accettabili e al massimo qualche lacuna viene colmata dal buon design di molte ambientazioni. Ho trovato tuttavia i mostri molto meglio definiti dei personaggi stessi. Si segnalano inoltre alcuni cali di frame nelle fasi di gioco più intense.
Escludendo il doppiaggio, il sonoro è più che accettabile mentre la colonna sonora, seppur di buona fattura, risulta un pochino ripetitiva senza lasciare troppo il segno.

Terminiamo qui la nostra recensione segnalando l’ennesimo esempio di bassa longevità in quanto basteranno davvero poche ore per giungere alla fine e, a parte alcuni extra sbloccabili, motivi per rigiocarlo non ce ne sono.

Commenti finali
Clive Barker’s Jericho è un prodotto riuscito a metà: da un lato atmosfere, ambientazioni e mostri aberranti presentati con un meccanismo narrativo interessante mentre dall’altro lato un gameplay che, seppur diverso dal solito, non convince fino in fondo a causa di alcune mancanze relative all’esplorazione e al non voler rendere il gioco troppo “survival” favorendone invece il fattore “action”. Il cast poteva essere valorizzato meglio ma c’è da dire che nemmeno il doppiaggio ha aiutato più di tanto nel rendere i protagonisti più profondi e carismatici. In conclusione, in questo gioco c’è molto Clive Barker ma poco Jericho.