Sud est asiatico, sole, mare, ambiente selvatico e terre incontaminate lasciate come madre natura le ha forgiate.
Non è tutto oro quello che luccica per il gruppo di ragazzi della west-cost americana in vacanza da quelle parti i quali “sbagliano” isola e finiscono a Rook Island, un covo di pirati comandati da un malavitoso di nome Vaas i quale rapisce turisti per chiedere riscatto alle famiglie. Ecco però che Jason Brody e suo fratello riescono a uscire dalla prigione e cercano di farsi strada per uscire dalle grinfie di Vaas.

Comincia qui l’avventura e la crescita personale di Jason che da perfetto giovane è costretto a farsi uomo forte e valoroso seguendo la via del guerriero dei Rakyat, tribù indigena dell’isola che si contrappone ai pirati di Vaas.

Aldilà di questo incipit abbastanza scontato e banale, Far Cry 3 si porta dietro un grande peccato che è proprio legato alla trama: ottimi interpreti (Vaas su tutti) piazzati su una sceneggiatura che avrebbe potuto essere epica e degna di un perfetto Metal Gear e che invece si “impigrisce” presentando situazioni e svolgimenti fin troppo lineari e senza osare qualcosa di più. Siamo comunque in ogni caso a un livello qualitativo superiore alla media con personaggi che senza dubbio riescono a essere un buon espediente e pretesto quanto basta per il proseguimento del gioco.

Il pezzo forte dello sparatutto targato Ubisoft Montreal è l’aspetto tecnico in generale: un’isola immensa, liberamente esplorabile fin da subito e da scoprire (seguendo un esempio di “Assassin’s Creed-iana” memoria) scalando le antenne radio sbloccando così missioni e compiti che aiuteranno Jason a raccogliere punti esperienza da spendere in abilità. L’assetto grafico è tra i migliori che si sia mai visto per un titolo open-world multipiattaforma e non potremo fare a meno ogni tanto di fermarci a osservare paesaggi mozzafiato.

I compiti da fare sono numerosi e vari: cacciare animali (da cui prendere la loro pelle per creare accessori come borse, fodere per armi, portafogli ecc.), uccidere pirati ricercati, portare rifornimenti entro un certo limite di tempo, fare dei favori agli abitanti dei vari villaggi sparsi sull’isola, procacciare reliquie, memory card e lettere perdute di soldati giapponesi della seconda guerra mondiale, conquistare avamposti pirati, giocare a poker o a lancio del coltello, fare gare a tempo e superare prove dei Rakyat. C’è da sbizzarrirsi insomma a Far Cry 3 e il tasso di noia sarà sempre molto basso soprattutto perchè, per quanto il fulcro di molte missioni sarà sempre lo stesso, le strategie da adottare saranno sempre diverse e il tasso di difficoltà è sempre molto bilanciato.

Avrebbe potuto essere un capolavoro assoluto se non fosse per la trama ma sono comunque assolutamente soddisfatto considerando che non sono amante dei giochi che presentano un universo aperto e strapieno di missioni.