La piccola fabbrica di follie chiamata Grasshopper Manufacture ha partorito la sua ultima creatura chiamata Lollipop Chainsaw, il classico titolo che solo a Goichi Suda poteva venire in mente. Come in tutti precedenti lavori del team, il gioco è presentato per essere adorato o ripudiato senza alcuna via di mezzo. Nessuna novità ormai insomma però la curiosità di vedere cosa ha combinato quell’idiota (o quel genio) di Suda 51 c’è sempre e comunque.

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Il personaggio principale di Lollipop Chainsaw è una giovane cheerleader della scuola San Romero. Il suo nome è Juliet Starling: viso dolce, fisico slanciato e sensualità a mille. Juliet non è una ragazza pon pon qualunque in quanto fa parte di una dinastia composta da cacciatori di zombie con il compito di difendere l’umanità dalle forze del male.
La trama procede secondo gli schemi più semplici: nel giorno del compleanno di Juliet una invasione zombie sconvolge la ridente e patinata vita della cheerleader che, armata di motosega elettrica tutta rosa e con cuoricini, affronterà di petto (e che petto) la situazione.
Come in passate produzioni di Suda51, scordatevi di trovare una trama all’altezza: la trama di Lollipop Chainsaw non tenta nemmeno di essere un pizzico intrigante ed è fatta per lo più da gag, situazioni estreme e sketch grotteschi tra la protagonista e i bizzarri personaggi con cui avrà a che fare (in primis il suo ragazzo Nick costretto, a seguito di un morso zombie, a vivere con solo la sua testa).
In realtà, per quanto la trama non sia mai stata una prerogativa dei giochi Suda, una critica va fatta: è praticamente assente un approfondimento sull’antagonista principale del gioco il quale lo incontriamo solamente all’inizio e alla fine del gioco stesso. E’ un modello che ricalca un po’ i videogiochi anni 80 (anche lì volevo il boss finale lo si vedeva al massimo solo nel fatidico scontro terminale) ma che in una produzione moderna stona parecchio proprio per via di continue insistenti scene comiche simpatiche ma decisamente troppo fini a se stesse. Un minimo di spazio anche per il capo dei cattivi non avrebbe guastato ma comunque stiamo sempre parlando di Suda e questi non sono altro che dettagli.

Anche sotto il profilo puramente ludico, Lollipop Chainsaw non si discosta molto dai precedenti giochi di Grasshopper presentando un gameplay semplice e immediato da sfruttare però in molte situazioni diverse e strampalate. Un esempio è giocare a basket abbattendo teste di zombie entro un certo limite di tempo oppure usare la testa di Nick su un cadavere sbloccando un minigioco fatto di QTE con lo scopo di eliminare degli ostacoli. Tutte queste situazioni aiutano enormemente a garantire varietà e diversità a un titolo che altrimenti sarebbe eccessivamente monotono e ripetitivo. Per il resto l’offerta non è molto diversa da altri hack ‘n slash: Juliet ha a disposizione un parco combo che può arricchire facendo acquisti nei negozi (sempre da questi negozi può anche acquistare upgrade relativi alla vita, forza e resistenza di Juliet). Naturalmente per fare acquisti nei negozi si devono sconfiggere gli zombie e bisogna farlo, se possibile, creando una combo di alto livello. Juliet ha a disposizione una serie di attacchi: 1 pesante con la motosega, 1 più rapido e leggero sempre con la motosega e la possibilità di eseguire acrobazie e attacchi fisici pon pon con lo scopo di stordire i nemici e avere così modo di finirli una volta per tutte.

Il gioco ha un numero di nemici molto ampio permettendo potenzialmente di avere un approccio combattivo sempre diverso ma così non sarà: tutti i nemici alla fine si possono sconfiggere al medesimo modo e con la medesima strategia ossia attaccando e schivando di continuo. A fare la parte del leone sono i boss di fine stage: semplicemente irresistibili per carisma e ilarità ma anche questi ahimè si affrontano senza chissà quali strategie complesse. C’è da dire che comunque tutti i nemici in generale si dimostrano assai buffi e questi zombie non sono altro che una mera e cruda parodia di quelli che tutti conosciamo: dicono frasi no-sense e vengono letteralmente umiliati e resi oggetto di scherno. A questo aggiungiamo che tutto viene contornato da colori brillanti, stelline e cuoricini ed ecco come si crea una atmosfera assolutamente insana e politicamente scorretta.
Solo un peccato: molti dei dialoghi tra Nick e Juliet avvengono in-game e spesso non si ha modo di leggere i sottotitoli in quanto si vuole prestare maggiore attenzione al gioco. Peccato perchè questo perde parte del divertimento.

Per il resto il gioco non offre una sfida complicata e bisogna aggiungere che ci sono dei picchi con sezioni eccessivamente facili che si alternano con sezioni più complesse ma mai insormontabili. Insomma: senso di appagamento abbastanza limitato rispetto ad altri titoli dello stesso genere (complice anche il fatto che, per quanto snella e longilinea, le movenze di Juliet sono tutt’altro che adrenaliniche).
A questo si aggiunge anche una longevità scarsa e con poche motivazioni (extra, costumi, mp3 e altri collezionabili di scarso interesse) per rigiocarlo.
Non mi sono ancora espresso sulla grafica e sul design: altro punto a favore per Grasshopper Manufacture in quanto, per quanto l’Unreal Engine non sia stato sfruttato come si deve, tutto viene reso bene grazie a un game design ottimo e a uno stile grafico-fumettoso che contribuisce alla grande nel dare ilarità sia alle scene sia ai combattimenti.
Il comparto sonoro è accettabile mentre la colonna sonora è semplicemente micidiale: Akira Yamaoka non tradisce le attese neanche questa volta e ad arricchire il comparto musicale è una serie di canzoni su licenza di alta qualità (come Lollipop delle Chordettes e Cherry Bomb delle The Runaways).

Commento finale
Another Suda51’s game. Le conclusioni spettano soltanto a voi. Come sempre è impossibile trarre delle riflessioni perfettamente obiettive su un gioco di Goichi Suda anche se, indubbiamente, questo stile volutamente esagerato potrebbe non giocare sempre a favore del geniale designer giapponese.

+ Gameplay potenzialmente vario….
+ Divertente e esagerato all’estremo
+ Colonna sonora da urlo
+ Design brillante per i boss e non solo

– …ma che sotto sotto cela ripetitività di azione
– Divertente e esagerato all’estremo
– Breve
– Poco appagante, non si vive di solo design