Horror e sci-fi sono una accoppiata che, oltre ad aver dato origine al modello nascente del genere survival horror a fine anni ’80 (Project Firestart del 1989), spesso e volentieri non ha mai deluso: il contesto remoto, l’ambientazione fantascentifica e creature aberranti permettono agli autori di giocare con la propria immaginazione e dare vita a esperienze letteralmente stellari.

Stasis non discosta molto da avventure già vissute in passato: John Maracheck è un classico “uomo qualunque” che si risveglia da una capsula di stasi all’interno di una nave spaziale, la Groomlake, senza più traccia di sua moglie e sua figlia. La Groomlake è in stato di abbandono e non c’è più alcuna traccia del suo equipaggio. Di lì a poco scopre che una multinazionale, la Cayne Corp., sfrutta questa nave per compiere sperientazioni dalla discutibile finalità. Il segreto sta nel comprendere quale sia il legame tra John e la sua famiglia con tutto l’inferno spaziale che lo circonda.

Come specificato, Stasis non rappresenta a livello narrativo una novità ed è possibile trovare più di una similitudine con altri videogiochi del passato ambientati in contesti simili. Tuttavia questo non lo fa sembrare poco interessante, anzi: sono soprattutto l’ambientazione in 2D suddivisa in schermate (davvero ben fatte), l’audio incredibilmente disturbante (giocato con le cuffie è il massimo) e i filmati di intermezzo a rendere Stasis un gioco di grade qualità. E’ un compito davvero duro riuscire a creare sensazioni di disagio e di disturbo attraverso una “semplice” meccanica punta e clicca (che come ben sapete poco si presta al genere survival in quanto si muore tendenzialmente poco).

Un altro punto interessante è anche il modo di raccontare la vicenda: nel corso del gioco è possibile consultare i PDA, i quali sono a tutti gli effetti i diari di bordo in possesso a ogni membro dell’equipaggio. La particolarità sta che ogni PDA generalmente mostra la stessa cronologia di eventi ma vista da diversi punti di vista e con differenti modi di (soprav)vivere l’inferno scatenatosi nella Groomlake. Tendenzialmente quindi si avrà quasi la sensazione di leggere gli stessi medesimi eventi ma ogni volta con una prospettiva differente. Stasis inoltre non ha pretese di elevarsi: i PDA non contengono testi articolari ma la semplice cronaca di persone estremamente normali che, come tutti, hanno debolezze, simpatie, problemi personali e quant’altro. Sembra una cosa banale ma nei contesti fantascentifici  generalmente questi aspetti vengono trascurati a favore invece degli aspetti puramente scientifici (spesso nei documenti di altri giochi simili si leggono report lavorativi, analisi ecc. ).

Tale senso di umanità è presente naturalmente anche nel protagonista: John è un uomo in perenne sofferenza ed è quanto di più lontano del classico eroe (anche più lontano di un Isaac Clarke che è comunque un ingegnere con delle competenze tecniche. John è semplicissimo insegnante!). Nel gioco, a parte una caption sul mouse che descrive automaticamente ciò che stiamo analizzando, non abbiamo praticamente aiuti e tutto il peso dell’avventura è sulle nostre spalle (e su quelle di John ovviamente) venendo a crearsi sempre maggiore empatia verso il povero Maracheck.

Parlando puramente della giocabilità, Stasis è essenzialmente abbastanza lineare in quanto (trovandosi all’interno di una nave spaziale) l’ambiente non è vasto e si tratta di procedere alle aree successive della Groomlake risolvendo enigmi e puzzle di difficoltà crescente. Più raramente è possibile anche affrontare sequenze di gioco in cui bisogna eseguire una o più azioni entro un certo lasso di tempo; se non ci si riesce è ovviamente game over. Tali sequenze sono senza dubbio le parti più adrenaliniche e ansiogene in assoluto in quanto rappresentano l’unica vera parte “survival” all’interno del gameplay. In generale il gioco è stato sviluppato per appassionare il giocatore e il lavoro del team su questo è stato ottimo e ineccepibile.

In generale gli appassionati del genere punta e clicca a visuale isometrica non troveranno grosse difficoltà nel concludere il gioco (discorso diverso invece i poco avvezzi che potrebbero trovare maggiore senso di spaesamento. Consigliato l’affiancamento di un buon walkthrough).

Come longevità non stiamo a livelli elevati: esplorando tutto e leggendo tutti i PDA si può arrivare a poco meno di 7-8 ore di partita.

Commenti finali
Stasis è una esperienza che indubbiamente sa di già visto ma che riesce a essere assolutamente gradevole per il senso di “umanità” che si avverte in tutta Groomlake e per le eccellenti ambientazioni della nave spaziale. Un sonoro letteralmente da paura e momenti di gioco realmente crudi, rendono Stasis una delle migliori avventure uscite nel corso 2015.