Il 47° log del podcast di Land of Rust è l’atteso speciale videoludico su Amnesia: Rebirth, l’ultima opera di Frictional Games.

Uno dei titoli che più attendevo nel corso di questo sciagurato 2020. Dopo quell’ottimo SOMA uscito nel 2015, il ritorno di Frictional Games sulla saga che ha dato vita a una nuova maniera di fare horror era un evento che personalmente era paragonabile agli europei di calcio o alle olimpidai (tristemente rinviati per la pandemia). Per fortuna Amnesia: Rebirth è stato uno dei pochi titoli che miracolosamente hanno scampato al rinvio della data di pubblicazione. Fenomeno che si è verificato in modo massiccio e su videogiochi anche molto attesi (come Cyberpunk 2077 ma anche Song of Horror e Little Hope).

Frictional Games era una garanzia e non ha sbagliato neanche questa volta. Amnesia: Rebirth infatti è un nuovo importante capolavoro che riscrive le modalità di raccontare storie strazianti e folli all’interno di un contesto videoludico. Non ci sono molte software house capaci di evolvere e migliorarsi titolo dopo titolo. Amnesia: Rebirth non è un gioco rivoluzionario in senso assoluto ma prende tutto il meglio del catalogo Frictional Games. Il risultato va ben oltre la somma delle parti: la trama non può essere così bella se non viene accompagnata da una atmosfera all’altezza e da un gameplay che tiene il giocatore a stretto contatto con la malcapitata Tasi.

Speciale molto “speciale”

In questo speciale videoludico ho fatto due eccezioni: la prima è che sono presenti spoiler (non ascoltate se non avete giocato e finito ad Amnesia: Rebirth) e la seconda è la gradevole compagnia della mia amica Giulia. Forse qualcuno se la ricorderà: non è la prima volta che facciamo uno speciale assieme.

Come in Amnesia: Rebirth, anche il risultato dello speciale supera la somma delle parti. Non sarebbe sicuramente stato lo stesso se avessi fatto uno speciale da solo e senza spoiler.

Buon ascolto e buon Amnesia: Rebirth a tutti!